PATRIZIA MARZOCCHI
IL DICIASSETTESIMO CONTE
Finalista premio Alberto Tedeschi 2013
Menzione al Festival Giallo Garda 2017
Romanzo giallo. L’investigatrice Jolanda Marchegiani indaga su una catena di omicidi all’interno di un’antica famiglia nobiliare.
TRAMA
L’investigatrice privata Jolanda Marchegiani si trova coinvolta nella vicenda dei Castelli della Torre, una casata nobiliare bolognese. Tre morti apparentemente casuali si rivelano veri e propri omicidi compiuti da un membro della famiglia.
Jolanda viene avvicinata da un misterioso cliente in un centro benessere in Slovenia dove si è recata con scarsa convinzione per “restaurarsi”. La storia della famiglia, i suoi componenti le vengono presentati a puntate e inizialmente lei fatica a capire persino quale sia il problema.
Viene gradualmente introdotta tra i Castelli della Torre che sembrano ansiosi di rivelarle tutti i loro affanni e non hanno l’aria di chi conserva gelosamente i segreti.
Andando al di là dell’'apparenza, tuttavia, Jolanda scopre una vicenda sepolta nel tempo e nella Storia, tanto drammatica da spingere qualcuno a commettere tre omicidi per occultarla.
RECENSIONI
Metti un Commissario di polizia scaltro e introverso, anzi, proprio scorbutico, un’investigatrice privata intelligente e florida, anzi proprio “cicciottella” e i membri di un’antica casata nobiliare riservati e snob, anzi proprio con la classica “puzza sotto al naso” alle prese con alcuni inspiegabili decessi, maturati nel blasonato ambito famigliare, ed ecco serviti gli ingredienti per un thriller di tutto rispetto: IL DICIASSETTESIMO CONTE, il romanzo giallo, ultimo nato, dalla prolifica e variegata penna dell’autrice Patrizia Marzocchi.
Art-litteram di Cinzia Baldini
Mi è piaciuta l’ambientazione nostrana della storia (ne ho fin sopra i capelli di New York e Parigi!): la sonnolenta Bologna dei giorni nostri fa da palcoscenico a questa storia, dimostrazione dell’affetto di Patrizia Marzocchi per questa città.
Una buona scrittura, fluida e chiara, tiene incollato il lettore a un libro che consiglio di leggere.
In un panorama di autori italiani che sembrano prendersi troppo sul serio, a volte un po’ di sana leggerezza non guasta, soprattutto se accompagnata da un ottimo stile narrativo.
Thrillernord di Maria Sole Bramanti
L’intreccio è avvincente e ben amalgamato, non si ha mai la sensazione di ‘aver perso un pezzo del puzzle’…
La storia è molto intrigante e intricata. Gli omicidi, o presunti tali, su cui si trova ad investigare sono infatti molto strani e hanno radici sia nel presente che nel passato di questa famiglia nobile. Quindi ci ritroviamo anche a scartabellare nella Storia, durante il periodo della seconda guerra mondiale ma anche nell'Argentina della dittatura.
Un giallo che mi ha particolarmente colpito per la trama, il ritmo e la scelta dei personaggi, anche quelli minori. Consigliato.
Liberi di scrivere di Federica Belleri
Il diciassettesimo conte è un buon romanzo giallo che può rientrare a pieno titolo nel genere cosiddetto "classico", ovvero, per intendersi, il tipo di romanzo che segue il filone di indagini che trova in Agatha Christie uno dei suoi massimi esponenti.
Il romanzo è un piccolo capolavoro per trama, storia ed intreccio. Uno di quelli che tengono col fiato sospeso soprattutto per il continuo rovesciamento di fronte al momento della scoperta della verità, verità che emergerà nell'ultimo capitolo, quello chiarificatore, quando attraverso le parole di Jolanda tutti i nodi verranno al pettine in maniera precisa e puntuale.
ASSAGGI
Prima di morire, seppure in preda a un dolore assoluto, Giovanni riuscì ad avvertire tutta la forza dei suoi rimpianti.
Nessuno avrebbe mai penetrato il mistero di quella famiglia.
Formaggio magro, praticamente insapore, contorno di insalata mista. Acqua. Una mela.
Seduta al mio tavolo solitario nell'ampia sala dell'albergo del centro benessere, contemplo mestamente la mia patetica cena. Se questo fosse obbligatoriamente il mio normale regime alimentare, perderei ogni interesse per il cibo.
«Lo sa chi sono i fondatori della dinastia? Un trafugatore di cadaveri e una strega.»
«Ma guarda. E lei se ne vergogna?»
Ride: «Niente affatto, adoro questa storia. Risale al Seicento.
Gli uomini vestono scuro, le donne in lungo, io a casaccio.
Io sono stato sepolto vivo, Jolanda. Da qui, dalla terra nera, osservo la vita cui non ho più accesso.
Lei me l’ha rubata, Lei non mi ha voluto. Lei mi ha confinato al silenzio eterno.
Io odio, con un’intensità che tu non immagini. O forse sì. C’è dolore in te e profonda saggezza.
In me c’è infinito dolore ma nessuna saggezza. Io odio.
I nostri sguardi si sono incontrati, Jolanda, e ho avuto la sensazione di essere ancora vivo.
Ma io sono morto.
L’inghippo in cui si è inceppato il mio ragionamento non è di tipo logico ma psicologico: non riesco ad accettare la realtà.
Soppeso a lungo la bomba, ora ne ho compreso fino in fondo la portata, ma non so dove scaricarla e non voglio che la deflagrazione avvenga tra le mie mani.
Strano, si sentiva un marziano. O forse un angelo inviato a portare la giustizia, a salvare la famiglia dal massacro minacciato dalla menzogna. Aprì la finestra. L’odore del bosco. Il Suo bosco.
Doveva andare fino in fondo. La verità, la menzogna,
il bosco.
Doveva andare nel bosco.