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Una congiura e qualche omicidio

 Finalista Premio Tedeschi 2024 con il titolo “Piccoli intrighi all’ombra della storia”

GIALLO STORICO. Ginevra indaga sulla morte di suo padre, omicidio per il quale è
accusato l’uomo che ama.

TRAMA

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Può una giovane donna del Cinquecento fare fronte a eventi inspiegabili che
affliggono improvvisamente la sua vita?
Un padre privo di affetto, un marito rozzo, un dolce amico che la invita alla
rassegnazione, un personaggio di potere che la minaccia in modo sottile: questo è il quadro in cui si trova ad agire.
Quando l’uomo cui la lega un affetto profondo viene accusato ingiustamente di
omicidio la ricerca della verità non è più un’opzione ma un imperativo.
In una società in cui il potere delle donne è molto limitato gli ostacoli che deve
affrontare sembrano insormontabili.
Questa storia ha luogo a cavallo di due importanti avvenimenti: il Sacco di Roma nel 1527 e l’incoronazione di Carlo V a Bologna nel 1530.
Si tratta di un giallo storico nel senso classico. Le vicende, la cittadina in cui hanno
luogo, e i personaggi sono inventati, ma operano su uno scenario storico studiato
con cura nei minimi particolari.
Non solo gli avvenimenti, ma la mentalità, i costumi e le caratteristiche del territorio
sono delineati sulla base di un’ampia bibliografia.
Il romanzo, con il titolo “Piccoli intrighi all’ombra della storia”, è risultato finalista al
Premio Tedeschi del Giallo Mondadori nel 2024.

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ASSAGGI  

 

Diario di una spia


Sono qui al mio scrittoio in legno di quercia fornito di molti cassetti, ciascuno dei
quali contiene le carte di un brano della mia lunga vita, i piedi nudi appoggiati su un soffice tappeto persiano, in mano la penna d’oca che percorre lo spazio bianco del libro che scriverò, alla luce di un piccolo candelabro…


Questo è il mio luogo intimo, l’unico che ho. Nella vita io non sono esistito, io sono
stato le mille maschere che ho indossato.


Osservavo le persone agitarsi e rotolare nelle loro passioni: amore, odio, ambizione, potere. È stato semplice per me muovere i fili delle marionette.

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Castello, 2 febbraio 1527


Mio caro cugino, ti scrivo la lettera più triste della mia vita: la mamma è morta. Gli
ultimi due mesi sono stati dolorosissimi, la malattia che l’ha colta all’improvviso non
le ha dato tregua e alla fine è stato un sollievo vederla raggiungere la pace.


Per me invece è iniziato l’inferno, Enrico.

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Il conte Cairoli sentì i passi attutiti di sua figlia che scendeva le scale. Sul suo viso si
propagò l’ombra di un ghigno soddisfatto: questa volta l’avrebbe presa in flagrante. Era da un po’ che le faceva la posta.


Ginevra aveva l'insana abitudine di uscire di notte a camminare nel parco, una
faccenda sulla quale il marito sarebbe dovuto intervenire, a suo parere. Ma cosa ci si poteva aspettare da quell'inetto?

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Saltellò sulle pietre che facevano da ponte e di cui oramai conosceva le insidie.


Corse più veloce che poteva, seguì il perimetro dell’orto, poi, per fare prima,
scavalcò il muretto.


Fu un attimo: la corsa fu frenata da qualcosa e la velocità la sospinse a terra in una
caduta rovinosa. E dolorosa. Avvertì un male acuto alla caviglia destra. Impiegò
qualche minuto a riprendersi dal dolore e dalla sorpresa: cosa era successo?


Conosceva quel percorso, era in grado di farlo anche nelle notti senza luna. Cosa
c’era lì a terra? Un sacco, un animale morto?


Si alzò lentamente, con fatica. La caviglia le doleva, tuttavia riusciva a camminare,
zoppicando.


Si avvicinò al cumulo che l’aveva fatta cadere e lo vide con chiarezza perché i suoi
occhi erano allenati al buio e aiutati dalla luce della luna.


L’orrore la indusse a spalancare la bocca e a prendersi il viso tra le mani, a tirarsi con violenza i capelli. Un istinto oscuro, una prudenza ancestrale ammutolì il suo urlo. Si guardò intorno, gli occhi sbarrati dal terrore. Ma la notte era muta intorno a lei, deserta di presenze umane. Almeno apparentemente.


Si chinò sul corpo di suo padre, cercò, senza trovarlo, qualche segno di vita. Era
prono, un pugnale conficcato nella schiena. Ginevra osservò a lungo il cadavere,
incapace di pensare.

Copyright di Patrizia Marzocchi, tutti i diritti sono riservati.

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