PATRIZIA MARZOCCHI

OMICIDIO IN CONDOMINIO
Romanzo giallo. Jolanda indaga sull’omicidio di un giudice nel condominio della sua amica Caterina, che è la prima indagata da parte del commissario Tommaso Pedroni.
TRAMA
​
Jolanda Marchegiani ha aperto da poco l’agenzia investigativa L’occhio di Sherlock e si occupa di coniugi fedifraghi, animaletti scomparsi, adolescenti irrequieti, piccole truffe.
Il tran tran sereno ma poco esaltante viene sovvertito quando la sua amica Caterina trova il cadavere di un vicino e, annichilita sulla scena del delitto, invece di rivolgersi alle forze dell’ordine reclama istericamente la presenza di Jolanda.
Di recente è approdato a Bologna il commissario Tommaso Pedroni, reduce da una serie di trasferimenti dovuti a incompatibilità ambientale. Il solerte poliziotto non gradisce il comportamento di Caterina e comincia da subito a intuire alcuni lati oscuri della sua vita, di cui la stessa Jolanda non è a conoscenza.
Le indagini scoperchiano un intrico di misteri nel condominio in cui è avvenuto l’omicidio. La sfida è comprendere qual è la chiave giusta per arrivare alla verità. Il commissario e l’investigatrice lavorano parallelamente e in aperto conflitto, ma alla fine la loro collaborazione si rivela la carta vincente.
“Omicidio in condominio” racconta il vero e proprio esordio di Jolanda come investigatrice. È un romanzo autoconclusivo e può essere letto come il primo della serie o come prequel di quelli precedentemente pubblicati.
Sia il testo che la copertina sono stati creati senza il ricorso all’intelligenza artificiale, per cui difetti e qualità sono esclusivamente di origine umana.
​​
ASSAGGI
Devo cedere a un ricatto. Non mi piace ma è così.
Sono un vecchio, recluso in casa ormai da anni, questa è la verità. Nessuno mi obbliga, è una mia decisione. Perché lo faccio? Perché il mondo è pericoloso, dico io. Perché proietto fuori di me le mie paure, dice Pamela.
Pamela è la mia psichiatra. Non è che io l’abbia scelta (non lo avrei mai fatto), la ragione è che vive nel mio condominio e mi fornisce i farmaci a domicilio.
Guardo fuori dalla finestra. Cielo grigio, alberi scheletriti, nebbia scivolosa fra i palazzi.
Improvvisamente compare mio cugino, entrato evidentemente attraverso lo studio, stanza comune dei nostri appartamenti contigui.
Ha in mano una scatola voluminosa. Mi alzo dalla sedia a dondolo sulla quale stavo coccolando il mio malessere e mi appresto a preparargli un tè.
«Mi hai portato un regalo?» chiedo mentre traffico con la teiera. «Avresti almeno potuto incartarlo.»
«Non sarebbe stato opportuno. Vieni un po’ a vedere.»
Dopo aver messo l’acqua a bollire mi avvicino, incuriosita. Sbircio il contenuto e… faccio un balzo. Urlo. Nella scatola c’è una palla rossa da cui esce un brontolio minaccioso. A uno sguardo più attento vedo un gatto con i peli ispidi e le orecchie piegate all’indietro. Non si muove, si limita a ringhiare.
​
​
Improvvisamente squilla il cellulare.
«Jo…!»
«Dimmi, Caterina!»
… Riconosco l’accento isterico dei momenti peggiori. Frequento Caterina dai tempi della scuola materna e so individuare con infallibile intuizione i suoi stati d'animo.
Segue un silenzio. Resto in attesa.
«Jolanda, devi venire subito qui!»
«Qui dove?»
«Sono da Pasquale, ma non perdere tempo in domande stupide. È successa una cosa gravissima!» e riaggancia.
